Sono molte le ragioni per cui ho deciso di iniziare questo laboratorio. Quella economica non è di certo tra queste.
Ho iniziato il mio lavoro dieci anni fa, e prima di arrivare a fare quello che faccio oggi - cameraman-producer in zone di guerra - ho dovuto fare parecchie esperienze di vario genere, molte delle quali piuttosto sgradevoli dal punto di vista professionale e di vita.
Crescere in una città come Ancona ha sicuramente i suoi pregi se non vuoi uscire dagli schemi, se vuoi fare un lavoro "normale" e se non hai bisogno di cercare qualcosa oltre a quello che ti viene proposto.
Ma Ancona ha anche tanti limiti e difetti: il principale è che di fronte all'Università Politecnica, non ci sia nemmeno una facoltà di studi umanistici. Di conseguenza, tutta il progresso culturale della città viene affidato all'associazionismo, che pur con innegabili sforzi non potrà mai, per natura, colmare questa falla.
Questo per dire che anche solo per capire come iniziare, al tempo di internet 1.0, non potevo di certo restare qua. Quindi, dopo la laurea, sono dovuto andare a Roma, nella putrida, fetida, marcia e arraffona capitale della TV e del Cinema. Per arrivare a realizzare il mio sogno, girare documentari in giro per il mondo, ho dovuto fare la cosiddetta gavetta. Il mio primo lavoro pagato, come cameraman, è stato filmare, per proiettare la diretta sul maxischermo, l'assemblea costituente del partito "La Destra" di Francesco Storace, una cosa vomitevole. Da lì è stato tutto in discesa... verso l'inferno. Scadenze al cardiopalma con segretarie cocainomani di megadirettori di aziende; concerti trash di decadenti donne siliconate della Roma bene, conferenze di avvocati piduisti e molto altro... bene! Se avessi avuto qualcuno anche solo a consigliarmi come muovermi, oggi forse avrei qualche capello in più e dei nervi un po' meno allenati, ma più distesi.
Questo è lo spirito di partenza con cui inizio questo laboratorio. Riportare qualcosa a casa, per risparmiare gli errori che ho già commesso io, a qualcun altro.
Oltre all'aspetto didattico, mi piacerebbe che questo creare un racconto corale, privo di sensazionalismi, che possa descrivere e far vivere da dentro questo pullulare di vite in cui stiamo per addentrarci. Quel magma umano che prende la forma della città, questo contenitore che lo risucchia e lo plasma, con la catastrofica, indifferente e silenziosa violenza della natura.