Questo è un paese che già dai primi del novecento ha visto due forze enormi porre pesi e contrappesi sui piatti della propria bilancia, la Russia a est e l'Europa a ovest.
Nei pochi giorni che ho a disposizione sto cercando di capire le premesse di questo conflitto, quello che alle persone normali avrebbe fatto desiderare la cosiddetta "Repubblica Popolare di Donetsk". Ma non mi sembra di trovarne ancora. Persino il nostro Fixer, che viene proprio da lì, ci dice che nessuno ancora l'ha capito realmente. Dima estrae il telefono dalla tasca e mi mostra il filmato di un concerto a cui ha assistito a Donetsk, in un bunker-pub, di una band storica della città. Ad un certo punto il frontman dice: "Cerchiamo un momento di felicità: immaginiamo tutti di essere nel 2013, quando tutto andava bene"... "È calato il silenzio in sala" continua, "non è vero che andava tutto bene, ma adesso è davvero uno schifo. La ragione è sempre semplice da trovare, basta vedere chi si arricchisce da questo conflitto, e in questo caso sono i soliti oligarchi che trafficano armi e commerciano carbone. La politica è solo al servizio di ciò e la propaganda ne è lo strumento; che poi porta qui anche quei ritardati dei foreign fighters che vengono anche dall'Italia con ingenui sogni di gloria.